13 commenti su “Mandala in itinere …

  1. La vita E’ evento. I singoli episodi, i singoli eventi ,vanno a formare quello che è l’Evento principale che è la Vita. L’intrecciarsi tra il “fuori” e il “dentro” che tu ben illustri è frutto, a mio avviso, delle nostre azioni, sulle quali è molto ridotto il libero arbitrio. Per quanto non ci piaccia, siamo condizionati “dall’esterno”, un esterno fatto di relazioni, scambi (voluti o imposti)… in poche parole siamo animali sociali che devono soggiacere alle regole della società stessa.
    Certo, a volte ci possiamo (e vogliamo) sottrarre ma, salvo il caso di essere anacoreti, comunque l’esterno ci condiziona. E’ quando tra il “dentro” e il “fuori” provoca disarmonia, che sorgono i problemi.
    Diciamo che la responsabilità delle scelte è sempre nostra, ma l’ambiente in cui viviamo ci condiziona…

  2. Buon giorno carissima, leggo che hai avuto giornate convulse, spero tutto al meglio … ma eccoti qui con la tua riflessione, ammetto che condivido appieno.
    L’uomo come essere animale che sopravvive e si evolve anche grazie alla caratteristica culturale che lo connota.
    Probabilmente … senza la socialità, senza quindi la specificità culturale, non saremmo sopravvissuti come specie, così poco strutturati fisicamente per l’ambiente terra.

    La società quindi come componente della vita, essenziale sia per il livello di sopravvivenza collettivo che personale, L’interdipendenza è d’obbligo, paradossalmente anche quando appare come ingerenza di una sola parte, almeno così mi sembra …

    Una parte della riflessione che ho imbastito disegnando il percorso sul mandala è strettamente personale, concerne una parte della mia vita che non ho sviluppato fisicamente, ma che evidentemente salta fuori con forza e che, freudianamente interpreto, sto sublimando in altro modo, spostando l’oggetto verso mi chiedo dove … (lavori in corso … a quanto pare a prescindere del mio conscio 🙂 )

    Mentre un’altra parte è si personale, ma rivolta all’attualità della dei tempi che viviamo. Lo scollamento tra responsabilità collettiva e scelte individuali. Sensazioni di impotenza rispetto alla crisi drammatica (sociale, politica, civica, economica) come se tutto fosse imposto dall’esterno anche contro la volontà del singolo, incapace di poter agire e del non riconoscimento della responsabilità anche propria, nel costruire la responsabilità diffusa.

    Come se nel corso dei tempi, fortemente negli ultimi, avessimo edificato una impalcatura culturale, che stacca la società dall’individuo, ci deresponsabilizza, non avvertiamo la continuità e l’interconnessione ed interdipendenza assoluta e vitale tra i due livelli. Troppi filtri rendono questa difficoltà oggettiva e reale, filtri organizzativi, che di fatto staccano l’indivuduo dalla gestione comune.

    Ma l’interconnessione esiste comunque, essendo parte della socialità che garantisce la sopravvivenza, sicuramente è biunivoca e scambia effetti da e verso i due poli: individuo e collettività.
    Ecco mi chiedo che effetti questo scollamento reale e tangibile della società, sta producendo a livello individuale su ciascuno di noi … che scissione stiamo operando in noi e dove tutto questo se non trasformato porterà.

    … ops … sto volando con le parole e creando comfusione forse è meglio che riapra photoshop e colori almeno se anche non si capisce non passo per farneticante :)))

    ti abbraccio carissima

  3. …concordo con Francesca….la vita è una forma di falsa libertà…l’unica vera libertà e poterne decidere la sua fine oltre la naturalità, ma anche questa decisione soggiace ad oneri non indifferenti. Non c’è modo di sfuggire le convenzioni, se non appunto andarsene caricandosi del fardello della solitudine (chissà perchè tutti i termini come anacoreta, od eremita, hanno una connotazione religiosa). Dal mio punto di vista penso che la religione sia nata proprio per dare un senso al nostro transito, che un grosso senso, dal punto di vista di un ateo, proprio non ha. Così l’uomo si carica di una illusione in più (spero di non offendere nessuno, è solo il mio punto di vista) e con il suo bagaglio di illusioni affronta il velocissimo scorrere dei giorni, dibattendosi tra convenzioni che spesso paiono catene, e soprattutto avendo davanti agli occhi l’ingiustizia quotidiana. E quando ci riappropriamo della nostra vita (sempre più tardi oramai) le prospettive sono di cercare di sopravvivere. Io è da molto che sono scollato dalla società, ma rimane uno scollamento sterile, una protesta muta, una rabbia soffusa dall’impotenza. Cerco solo di rendere il mio mondo almeno commestibile, e mi nutro dell’unica cosa che mi pare conservare la purezza ed il senso, ovvero della natura. Accantono miseri ricordi e sono consapevole di poter raccontare oltre cinquanta anni di vita in poche ore. E poi, come tutti, accantono il pensiero e mi getto nuovamente nel gorgo del quotidiano, non potendo fare altrimenti…la mia unica consolazione è che ritornerò ad essere parte del ciclo della vita, disperso come atomi in questa terra così violata, ma così resistente…
    …scusate il pessimismo cosmico…ma il solo scriverne mi fa stare meglio…
    🙂

    • no niente scuse … anzi un grazie!

      posso contare anche io giusto cinquantanni di presenza ed ancora mi chiedo che senso abbia esserci.
      Al di là della presenza fortuita di combinazioni di elementi che hanno creato la vita dando luogo al flusso del divenire evolutivo … al di là di una consapevole adesione a questo esserci, con il rispetto per chi è stato e per chi sarà, senza sciupii o economizzazioni inutili, quale possa essere un senso non lo vedo proprio. Ogni risposta di qualsiasi religione mi pare un forte aggiustamento mentale per porre un fine, un punto alla domanda “Perchè?”. Un punto che tutto sommato gratifica, dando regole precise, speranze, o come hai ben detto illusioni. Accettabilissimo, ogni volta che si declina nel rispetto di tutti.

      Ma personalmente non ho grosso interesse ad aderire a quelle forme di illusioni, mi intriga di più esserci, dare un senso al qui ed ora, con attenzione per il futuro ed il passato. Con sensibilità per chi fa parte del cosmo, qualsiasi forma rivesta.
      Almeno ci tento.

      In questo, i rapporti umani, i rapporti con la natura, la cultura che sottende questi rapporti assume per me un grosso interesse. Forse sposto qui il senso della vita che mi appartiene.

      E il cercare di capire quanto possa avere incidenza il mio esserci, o se ha senso che abbia incidenza è uno degli aspetti che cercavo di far emergere con il percorso da cui sono partita costruendo questo post. In quale modo esserci, con quali prosettive, con quali condivisioni ed offerte o domande?

      e quanto veramente sono nella mia individualità o quanto semplicemente faccio parte di un gioco le cui variabili sono selezionati dall’evoluzione partita da un caso fortuito …

      Avevo letto da qualche parte nel tuo spazio che vivi in campagna e quella informazione ben si inseriva nell’immagine che lentamente mi sto iniziando a costruire di te, attraverso le tue parole, non come componente pessimistica o esclusivista dalla socialità … tutt’altro.

      buona giornata a te
      anna

  4. siamo impregnati di una socialità falsata di alleanze che non sono partecipazioni, di finte connessioni questo altera anche il “gesto liberante”, è la vera debolezza la felicità come artefatto
    abrazos

  5. “Ecco mi chiedo che effetti questo scollamento reale e tangibile della società, sta producendo a livello individuale su ciascuno di noi … che scissione stiamo operando in noi e dove tutto questo se non trasformato porterà.”

    Io credo, Anna, che la vita sia un continuo arrotolarsi su se stessa, con un movimento verso l’alto… non so penso a una spirale, penso alla bellissima e famosa foto di Doisenau (quella che raffigura la tromba delle scale con i ragazzini affacciati).
    E’ in continuo movimento, in continua evoluzione, ma trattando sempre gli stessi temi. Un po’ come ci diceva Vico sui ricorsi storici. Ci porterà a un qualcosa di sempre nuovo che abbia, però, molto del passato… in una continua evoluzione.
    La consapevolezza del proprio divenire, quella che evidenzi tu, è senz’altro sintomo di vivacità intellettiva. di coerenza (di proiezione verso essa, che sempre è impossibile esserlo)…. forse questo manca, come espressione di massa, nella società in cui viviamo…
    Un po’ come scrive Sysjena: “la mia unica consolazione è che ritornerò ad essere parte del ciclo della vita, disperso come atomi in questa terra così violata, ma così resistente…”

  6. Va beh, cancella il primo dei due doppi, Anna… e scusami per l’inconveniente :))
    Avevo scritto il commento, poi mi hanno chiamata…ed al ritorno non mi dava il commento pubblicato :)))

  7. si Francesca, credo proprio che non ci sia consapevolezza e tanto meno capacità di interrogarsi, a mala pena, avverto l’attenzione al proprio bisogno … superficiale, come richiesta di diritti … è drammatico ma l’immagine che mi viene in mente è quella di una società inerme con la bocca aperta protesa verso una grande capezzolo, di cui non ha idea ne dell’origine , ne della consistenza e tanto meno della qualità di quello che potrà erogare ma da cui pretende attenzione per essere riempita.

    poi aggiugno che si, anche nel mio modo di vedere la vita, unica realtà che riconosco è la prosecuzione molecolare di ciò che ora sento di essere … un corpo che vivrà in altre forme atomiche disagregate e riagregate … e forse in derivati di pensieri o di azioni o di emozioni che ho avuto modo di scambiare con chi ho potuto condivedere la vita …

    (e se non prende anche a wordpress o blogspot lo stesso chiribizzo di splinder … magari sopravivveranno i nostri blog :)))) )

    bacio cara, buon fine settimana pieno di sole e calore finalmente

  8. sono estasiata da questi tuoi ultimi post, riflessioni, per la profondità, con la quale li hai affrontati, descrivendoli così bene, e per la condivisione, similitudine che mi accompagna ultimamente

    :)*

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